Grazie, Maria
La notte tra il 16 e il 17 gennaio, Maria Vingiani, fondatrice del Segretariato Attività Ecumeniche, ci ha lasciato. Ha sorpreso tutti e tutte una coincidenza così evidente! Maria è ritornata nella Patria celeste proprio alla vigilia della Giornata del dialogo ebraico-cristiano , da lei fortemente voluto, e all'inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Sembra un segno! È un segno. Ne siamo convinte/i.
Maria è stata innanzi tutto una donna di fede autentica, animata da grande volontà, donna coraggiosa nonché preparata, che ha ascoltato e si è consegnata all’energia dello Spirito (Ruah) che l’ha chiamata al Compito che Dio aveva voluto assegnarle: profeta , dunque. Profeta dell’Unità dei cristiani e delle cristiane: un’unità concepita non come saldatura in cui si perdono le differenze, ma come comunione di differenze, dialoganti nello Spirito. Congiuntamente a ciò, ma soprattutto inscindibile da ciò, la nostra fondatrice ebbe a cuore la riconciliazione dei rapporti tra ebraismo e cristianesimo. La “pioniera” Maria si prodigò con cura intelligente perché tale radicamento del cristianesimo risplendesse nella giusta luce. «Mi era ormai chiaro – scriverà – che l’unica vera grave lacerazione era alle origini del cristianesimo e che, per superare le successive divisioni tra i cristiani, bisognava ripartire insieme dalla riscoperta della comune radice biblica e dalla valorizzazione dell’ebraismo». Con passione inesausta, lavorò nella direzione che poi portò al frutto della Nostra Aetate, la dichiarazione del Vaticano Secondo in cui l’assemblea dei padri sinodali cattolici, rivolgendosi al popolo ebraico, dichiara: «Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, i nostri fratelli maggiori». Ecco perché, ogni socio e socia del Segretariato attività ecumeniche (SAE) è orgoglioso/a nel dire che la formazione sociale a cui appartiene opera e agisce per la promozione dell’ecumenismo intra -cristiano a «partire dal dialogo ebraico-cristiano».
Maria è stata quindi una donna, una laica, assai autorevole, che nei primi anni Cinquanta, quando l’attenzione all’ecumenismo era quasi inesistente in Italia, tesseva pazientemente e profeticamente la tela dei rapporti con altre comunità religiose, scontrandosi con mille ostacoli e pregiudizi. Ma fu tenace nel perseguire il suo scopo, perché la sua era una chiamata: la vocazione di dare vita a un organismo nuovo, ad un’ associazione di laici e laiche che, in autonomia dalle istituzioni religiose, portasse avanti il progetto di dialogo e riconciliazione. E il seme fu gettato e suoi germogli cominciarono a sbocciare. Il SAE nacque al mondo all’inizio del 1963, e Maria lo ha presieduto fino al 1996.
Dovevano essere chiare due cose: 1. che si trattava di un movimento di ‘laici e laiche’, di cui nessuna struttura ecclesiastica poteva farne una propria appendice. 2. Che occorreva perseguire più ciò che accomuna che non ciò che divide: « Bisogna accentrarsi sulle cose che condividiamo - sottolineava Maria: la fede, la vita fondata sulla Rivelazione, sul Battesimo, per testimoniare insieme una grande apertura all’alterità. Dobbiamo essere molto attenti a non disperderci nel molto, nel troppo diversificato, a tenere stretti i legami acquisiti e anche a realizzarne di nuovi, per mettere i nostri valori al servizio di tutti, con cuore aperto, in un sentimento maturo di fraternità».
Siamo riconoscenti delle parole che di lei ha scritto un altro grande maestro dell’ecumenismo, Paolo Ricca, una delle figure più impegnate attualmente nel SAE : «È stata maestra di ecumenismo non solo nella chiesa cattolica, ma anche nella chiesa evangelica….Non c’è nessuno, né uomo né donna, che abbia contribuito tanto come lei alla nascita dell’ecumenismo. È lei che lo ha concepito, esattamente come si concepisce un figlio, lo si desidera, lo si fa nascere, lo si alleva amorevolmente, pazientemente e anche con una carica di amore unica, eccezionale, particolare, come appunto quella di Maria Vingiani».
Per fare memoria inesausta di Maria, grazie delle vostre preghiere che si intrecciano con le nostre.